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Demenza a Corpi di Lewy: il team multidisciplinare di Tor Vergata svela il legame tra disfunzione vegetativa e degenerazione nigrostriatale

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28/03/2025 - Comunicato Stampa

 

Roma, 20 marzo 2025 

Un nuovo studio condotto dal team di ricerca del Policlinico Tor Vergata è stato recentemente pubblicato su Neurology, una delle riviste internazionali più prestigiose nel campo delle neuroscienze cliniche. La ricerca, coordinata dal Prof. Nicola Biagio Mercuri, Direttore della UOC Neurologia e del Dipartimento di Neuroscienze, ha evidenziato l’importanza della valutazione della disfunzione neurovegetativa nei pazienti con Demenza a Corpi di Lewy (DLB). I risultati aprono nuove prospettive per la diagnosi e la comprensione dei meccanismi patogenetici della malattia.

La DLB è la seconda causa più comune di demenza neurodegenerativa dopo la Malattia di Alzheimer, ma la sua diagnosi resta complessa a causa della sovrapposizione dei sintomi con altre patologie neurodegenerative. Tra i criteri diagnostici attuali, la disfunzione autonomica è considerata solo un criterio di supporto, nonostante la sua chiara associazione con le malattie da accumulo di alfa-sinucleina.

Lo studio, “Autonomic dysfunction in Dementia with Lewy Bodies and its Relationship with Nigrostriatal Denervation”, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la UOSD Centro Demenze, diretta dal Prof. Alessandro Martorana, il Laboratorio di esplorazione funzionale del Sistema Neurovegetativo coordinato dalla Dott.ssa Camilla Rocchi, e il Prof Agostino Chiaravalloti dell’Unità di Medicina Nucleare, e ha coinvolto 22 pazienti con diagnosi di DLB e 20 controlli sani. Utilizzando una batteria completa di test di funzionalità autonomica tra cui il tilt-test, la manovra di Valsalva, la respirazione profonda e l'elettroconduzione cutanea, i ricercatori hanno identificato alterazioni diffuse del sistema autonomico, anche in assenza di ipotensione ortostatica conclamata.

I risultati hanno evidenziato disfunzioni cardiovascolari adrenergiche, cardiovagali parasimpatiche e sudomotorie nei pazienti con DLB. Un’osservazione particolarmente interessante è stata la scoperta che i pazienti con DLB ma con imaging DaT-SPECT normale mostravano una compromissione più grave della funzione autonomica periferica rispetto a quelli con degenerazione nigrostriatale evidente. Questo dato suggerisce la possibile esistenza di diversi percorsi di diffusione della patologia alfa-sinucleinopatica all'interno della DLB.

“La nostra ricerca mostra che la disfunzione vegetativa è presente in modo significativo nella DLB, indipendentemente dalla presenza di ipotensione ortostatica, e può rappresentare un elemento chiave per la diagnosi precoce e la stratificazione dei pazienti” ha dichiarato la Dott.ssa Chiara Giuseppina Bonomi, Dottoranda in Neuroscienze dell’Università di Tor Vergata e primo autore dello studio.

“Questi risultati supportano l'importanza di una valutazione sistematica della funzione neurovegetativa nei pazienti con sospetta DLB, poiché potrebbe migliorare l’identificazione di sottogruppi di pazienti con diverse traiettorie patologiche” ha aggiunto la Dott.ssa Rocchi, esperta di disautonomia e disturbi del sistema vegetativo.

Comprendere le variazioni nella diffusione della patologia da deposito di alfa-sinucleina sarà fondamentale per definire i sottotipi di DLB e per personalizzare le strategie terapeutiche di una patologia molto eterogenea. Questa ricerca rafforza il ruolo della disfunzione autonomica come possibile biomarcatore diagnostico per la DLB e apre nuove prospettive per future indagini su questa complessa malattia. Lo studio pone le basi per ulteriori ricerche volte a esplorare le disfunzioni neurovegetative nelle fasi precoci della malattia e a valutarne il potenziale valore prognostico e diagnostico.

“Questo studio ha integrato competenze e metodiche diverse, permettendoci di dimostrare quanto la disfunzione autonomica sia un elemento chiave nella Demenza a Corpi di Lewy” ha commentato il Prof. Mercuri. “In futuro, sarà fondamentale approfondire il suo ruolo per migliorare la diagnosi precoce e l'inquadramento clinico dei pazienti.

 

 

 

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